“Perché c’è una monumentalità, una certa monumentalità, alla base di tutto quello che può chiamarsi romano, alla base dell’ambiente di Roma: uomini e case, alberi e spazi, fatti e misfatti debbono acquistare qui, per una legittima cittadinanza, questo senso monumentale”
Parco degli Acquedotti, Roma
Nel libro “Immagine di Roma”, Ludovico Quaroni descrive gli spazi pubblici che si articolano nel tessuto della città come luoghi di familiarità e intimità: la domesticità di un’esistenza collettiva.
Che si trovino nel centro storico o nella campagna romana, i monumenti e i ruderi, elementi di per sé eccezionali, assumono a Roma un carattere quotidiano, diventando parte integrante del salotto della città. Gli ambienti domestici si estendono al di fuori dei confini abitativi e invadono capillarmente i vuoti della città, innescando così modalità spontanee di appropriazione dello spazio: “Ché la vita in comune si fa con tutti, ma fuori, per la strada […]. Le vie, le piazze, sono la vera casa dei romani”.
Esiste una “scala romana”, una dimensione che comprende sia il carattere umano che la monumentalità. In questo senso, il termine racchiude una commistione fra l’uomo e ciò che lo circonda, in cui il monumento rinuncia alla sua grandezza per far spazio a inediti modi di occuparlo.
I luoghi sono caratterizzati da un’interiorità che emana protezione e familiarità, ed è da qui che deriva l’essenza del genius loci romano: lo spirito del luogo, un sentimento di appartenenza ad un ambiente naturale. Questo fenomeno di appropriazione avviene tanto dentro la città quanto fuori. Malgrado la sua imponenza, Roma ha conservato una semplicità rustica che l’apparenta alla natura; il monumento assume così le stesse connotazioni di quest’ultima.
Le fotografie restituiscono nero su bianco la dicotomia straordinario-ordinario di Roma, manifestando la contrapposizione tra la grandezza dei monumenti e il modo di abitarli.
Che si trovino nel centro storico o nella campagna romana, i monumenti e i ruderi, elementi di per sé eccezionali, assumono a Roma un carattere quotidiano, diventando parte integrante del salotto della città. Gli ambienti domestici si estendono al di fuori dei confini abitativi e invadono capillarmente i vuoti della città, innescando così modalità spontanee di appropriazione dello spazio: “Ché la vita in comune si fa con tutti, ma fuori, per la strada […]. Le vie, le piazze, sono la vera casa dei romani”.
Esiste una “scala romana”, una dimensione che comprende sia il carattere umano che la monumentalità. In questo senso, il termine racchiude una commistione fra l’uomo e ciò che lo circonda, in cui il monumento rinuncia alla sua grandezza per far spazio a inediti modi di occuparlo.
I luoghi sono caratterizzati da un’interiorità che emana protezione e familiarità, ed è da qui che deriva l’essenza del genius loci romano: lo spirito del luogo, un sentimento di appartenenza ad un ambiente naturale. Questo fenomeno di appropriazione avviene tanto dentro la città quanto fuori. Malgrado la sua imponenza, Roma ha conservato una semplicità rustica che l’apparenta alla natura; il monumento assume così le stesse connotazioni di quest’ultima.
Le fotografie restituiscono nero su bianco la dicotomia straordinario-ordinario di Roma, manifestando la contrapposizione tra la grandezza dei monumenti e il modo di abitarli.
Villa Borghese, Roma
Villa Borghese, Roma
Parco degli Acquedotti, Roma
Vicolo dell’ Acquedotto Felice, Roma
Via di Ripetta, Roma
Parco degli Acquedotti, Roma
Santa Maria Maggiore, Roma
pCampidoglio, Roma
Via Appia Antica, Roma
Vicolo dell’ Acquedotto Felice, Roma
Villa Borghese, Roma
Parco degli Acquedotti, Roma
Fontana di Trevi, Roma
Villa Celimontana, Roma
Via dei Fori Imperiali, Roma
Parco degli Acquedotti, Roma